Settimana Politica
Sulla dignità del Consiglio comunale
Chi frequenta la bella sala del palazzo comunale, che ospita il Consiglio, sperimenta spesso come le sedute dell’assemblea cittadina, dopo un inizio brioso e promettente, finiscano col trascinarsi stancamente. Quando si comincia, si trae spunto di discussione o dalle comunicazioni del Sindaco, o da mozioni urgenti, o da presenze in aula di cittadini, o da fatti nazionali e internazionali, o da problemi locali particolarmente urgenti. Qui gli interventi sono numerosi, spesso qualificati, il dibattito è accettabile. Poi, quando si prosegue, affiorano stanchezza e un po’ di disinteresse. Quello che è grave – e dovrebbe far riflettere la comunità – sono la leggerezza e la poca accortezza di consiglieri che votano pratiche anche importanti, senza aver riflettuto e ben esaminato il loro contenuto e le loro conseguenze sia per i cittadini sia per il Comune stesso. Nell’ultimo consiglio comunale, per esempio, dopo un dibattito molto partecipato sulla vicenda Comune-TMC (erano presenti i dipendenti non pagati da mesi) per la gestione degli impianti sportivi, l’attenzione dei consiglieri è calata, anzi quasi scemata, sull’assestamento del bilancio comunale, quando, con delibera approvata a maggioranza, si decideva come spendere i soldi dei contribuenti. Al cittadino osservatore non è sfuggito che questo secondo momento ha registrato non poca disattenzione e superficialità. Ma le pratiche importanti meritano uno studio preliminare più attento per una valutazione più consapevole. A meno che non si intenda la partecipazione al consiglio comunale come una semplice alzata di mano su questioni che solo qualcuno ha letto e deciso per gli altri.
Umbria: dallo Stato 97 milioni in meno
Il Dap, documento annuale di programmazione per gli anni 2011-2013 elaborato dalla Regione Umbria, sconta minori trasferimenti dallo Stato per 97 milioni di euro. Gli uffici tecnici che lo hanno redatto prevedono, almeno nel 2011, aliquote invariate dei tributi propri della Regione e una probabile diminuzione dell’Irap per le imprese che assumono a tempo indeterminato; e si augurano che l’Umbria spenda tutto quello che può, non creando tesoretti in un periodo di crisi e di tagli. Nel futuro immediato conteranno molto gli investimenti, necessariamente selettivi per le minori risorse a disposizione. Nel settore edilizio (fermo o poco meno) la Regione fa marcia indietro: più recupero dell’esistente, che nuovo cemento; vantaggi e maggiori metri cubi per coloro che adegueranno gli edifici tenendo conto di efficienza energetica, isolamento termico, recupero delle acque piovane. Sulle spese di funzionamento dell’ente si prevedono riduzioni di spesa per 1.500.000 euro, dove il più alto decremento (meno 570.000) sarà per le spese telefoniche.
Minor appalti pubblici
Rispetto al 2009, Comuni, Province e Regione Umbria hanno dimezzato quest’anno i loro appalti pubblici. Sempre nel 2009 il 42% dei lavori è stato aggiudicato a imprese non umbre, mentre quest’anno il numero di aziende fuori regione è sceso al 34%. Le piccole imprese umbre faticano a reggere la concorrenza esterna.
© Gazzetta di Foligno – GIANCARLO ANTONELLI