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La classe politica locale? Praticamente una casta

Abbiamo incontrato Marco Damiani, ricercatore all’Università di Perugia e autore di uno studio sugli ultimi quindici anni di politica locale in Umbria*

Cominciamo col dire che la ricerca riguarda esattamente i quindici anni che vanno dal 1993 al 2008 e che è stata condotta sui comuni umbri con più di trentamila abitanti: Perugia, Terni, Foligno, Spoleto, Città di Castello e Gubbio. Non sono anni presi a caso, sono quelli che seguono immediatamente la riforma elettorale che ha portato all’elezione diretta del sindaco.
(Io ho fretta di arrivare al punto, ma Marco Damiani, prima di consentirmi una domanda, ci tiene a presentare i confini e la struttura della ricerca).

La prima parte descrive i trend della classe politica locale in Europa e in Italia. La seconda invece è di ricerca sul campo ed è stata condotta in parte con metodologie tradizionali e in parte con le metodologie della «Network Analysis».

Era infatti qui che volevo arrivare. Lo studio che ha condotto si basa su un’idea innovativa di potere, definito in termini di relazioni influenti. Ci spiega di che si tratta?
La Network Analysis è una metodologia sperimentata già negli anni Sessanta, ma effettivamente poco conosciuta. L’ipotesi che ha guidato la ricerca è che il potere, ammesso che sia misurabile, non possa essere definito solo con riferimento alla carica esercitata o al prestigio riconosciuto, ma debba essere studiato anche nelle relazioni che esprime.

In concreto come è stata condotta la ricerca?
Ho individuato tutti i politici che hanno manifestato una certa stabilità nel loro impegno pubblico, diciamo, per semplificare, i professionisti della politica locale e ho chiesto loro di indicarmi le persone che frequentavano, suddivise per sfera di influenza.

E hanno risposto?
Non ci avrei creduto nemmeno io, ma hanno risposto quasi tutti. I risultati, d’altronde, sono stati pubblicati in forma criptata, cioè i singoli soggetti della rete non sono indicati con nome e cognome, ma con una sigla.

E dalle risposte dei professionisti della politica locale ha dedotto che la politica umbra sembra rispondere “quasi esclusivamente a logiche di appartenenza corporativa”?
Dalle risposte ho ricostruito una rete delle relazioni dalla quale emerge questa autoreferenzialità. I politici hanno relazioni preponderanti con altri politici, alcuni dei quali si trovano al centro del network del potere, mentre i personaggi della vita economica, culturale e religiosa si trovano in posizioni più marginali.

Che la Chiesa stia ai margini della rete del potere non corrisponde pienamente alla comune percezione…
Quello che si può certamente dire è che dall’indagine emerge una bassa centralità degli esponenti della gerarchia ecclesiastica nel network del potere locale. I legami con gli esponenti della Chiesa sono relativamente pochi e poco centrali.

Ci ha detto che il 1993 non è un anno preso a caso. Dal suo studio emerge che nelle elezioni immediatamente successive alla riforma elettorale ci fu una “primavera” di impegno politico della c.d. società civile, poi in larga parte rientrato.
Effettivamente il 1993 ha rappresentato una svolta. La riforma che ha introdotto l’elezione diretta del sindaco segue le vicende di Tangentopoli, a livello locale proliferano liste civiche, la politica tradizionale ha perso di credibilità nei confronti degli elettori, i partiti fanno un passo indietro e si propongono candidature provenienti dal mondo delle professioni: imprenditori, professori universitari, intellettuali. In un caso questa fase comporta anche il cambiamento del colore politico dell’amministrazione (a Terni).

E poi?
Poi sono progressivamente tornati in campo quelli che definiamo “insider” della politica. Pochissimi degli “outsider” che erano entrati dopo il ‘93 sono rimasti in politica per più di due legislature, l’avversione verso i partiti è rientrata e sono riapparsi i professionisti. Anche se le cose non sono più tornate come prima. Si è generata una frattura nella formazione della classe politica, sono scomparsi i percorsi di progressione nei ruoli a cui corrispondeva un certo iter formativo. In aggiunta si è assistito ad un innalzamento dell’età anagrafica e ad una diminuzione del livello di formazione scolastica degli eletti. Quest’ultimo dato non va necessariamente letto in forma negativa: quando viene meno il ruolo dei partiti tende infatti a prevalere un’aristocrazia culturale ed economica.

Dalle pagine della Gazzetta abbiamo spesso fatto riferimento alla gerontocratizzazione del potere politico locale…
Quello dell’innalzamento dell’età dei protagonisti della vita politica è un trend generale che si conferma anche in Umbria. Negli anni immediatamente successivi al ‘93 c’era stato un ringiovanimento della classe politica locale che aveva lasciato ben sperare, ma ora l’età media dei protagonisti è di nuovo in aumento.

E le donne?
Anche in questo caso l’Umbria non si discosta dalle tendenze generali, con una presenza femminile molto bassa in termini percentuali, specialmente nelle posizioni più influenti. Anche nel nuovo millennio si conferma sostanzialmente quanto affermato da Corrado Barberis già nel 1978 e cioè che il potere viene esercitato dai maschi sulle femmine, dagli istruiti sui non titolati, dagli adulti sui giovanissimi e sugli anziani, da impiegati e professionisti su chi svolge lavori manuali. Tutti questi gruppi, afferma Barberis, si comportano di volta in volta nei confronti degli antagonisti come un partito di maggioranza, lasciando agli altri solo briciole di potere.

*Marco Damiani
Classe politica locale e reti di potere
Il caso dell’Umbria

Franco Angeli, 2010

© Gazzetta di Foligno – VILLELMO BARTOLINI

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